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Giochi di specchi e predilezione per l'horror cercando il connubio tra svago e tecnica

Cresce sempre più il numero dei giovani videomakers palermitani che tentano di farsi strada nel mondo (anzi, nella giungla) del cinema. Uno dei nomi di sicuro avvenire sembra essere quello di Piero Cannata, classe 1974, diplomato al liceo classico e attualmente studente di Scienze Politiche (e militare), provvisto di modestia (dote rara), appassionato dì cinema sin da bambino e ideatore di un buon numero di corti, alcuni dei quali hanno già riscosso successo presso qualche festival nazionale.
Soprattutto Backstage, che vede un gruppo di ragazzi addentrarsi in una sinistra abitazione per girare un horror amatoriale in un inquietante clima in cui realtà e finzione si sovrappongono.
"Ho iniziato a fare i primi esperimenti una decina di anni fa", racconta il regista, "piccoli film realizzati con gli amici e senza una sceneggiatura: l'idea ci veniva la mattina. Era un desiderio dettato dai miei gusti cinematografici: non tutto quello che andavo a vedere mi piaceva, perciò provavo a rifarlo a modo mio.
In particolare, prediligevo i thriller e quelli che oggi si chiamano slasher (dove il serial killer elimina a uno a uno i protagonisti). La svolta è avvenuta nel 1996, quando ho frequentato il corso semestrale di regia organizzato dalla Regione, con docenti quali Domenico Liggeri, Giorgio Lo Cicero, Umberto Cantone, Antonio Addamo. In tale occasione ho imparato che nel cinema esiste una grammatica ben precisa, che ho cercato di applicare a partire dal mio lavoro successivo, Neuro, uno spiritoso omaggio a Psycho, al quale avrei poi dato tre seguiti; l'ultimo si chiama Il segreto di mammina".

Quando i tuoi familiari hanno capito che facevi sul serio, ti hanno ostacolato?

"All'inizio erano un po' dubbiosi, volevano vedere se ci credevo davvero. Adesso mi appoggiano senz'altro. Certo, se avessi altri mezzi, garantirei risultati tecnici migliori."

Tornando ai tuoi cortometraggi, quali altri titoli hai realizzato?

"Dopo Spettri mi sono dedicato a Backstage, nel quale mi rifaccio al gioco di specchi in stile Scream. Adoro le trame di questo tipo, dove niente di ciò che accade è quello che sembra. Dei veri e propri scherzi... Poi ho fatto L'altro Backstage e sto completando L'ultimo Backstage."

Dunque, ami anche le parodie.

"Anche, ma non necessariamente. Mi piacciono Hitchcock, De Palma, Carpenter. E i fumetti di Dylan Dog."

E i tuoi attori?

"Daniele Marotta è la presenza fissa nei miei lavori, un estroso fin dai tempi della scuola. Poi ci sono Massimo Palazzotto, Laura Ferlazzo e Anna Ceraulo, che hanno entrambe frequentato il Teatès. Per le stesure collaboro spesso con Maria Luce Bondì; ho anche co-sceneggiato una sua realizzazione."

Com'è andata con i concorsi?

"Generalmente bene. Backstage è stato apprezzato a Letojanni in Corto, ma anche a Firenze, dove è stato accettato per Video Lugosi."

A cosa ti vorresti dedicare ora?

"A Infiltrazioni, o a un noir con tre sorelle, una di quelle storie ambigue, a tinte fosche. Vorrei anche recitare, dato che nella serie Neuro mi limitavo a prestare la voce alla madre di Norman. Di sicuro, mi piace molto scrivere; e montare, con l'aiuto del mio fido collaboratore Francesco Fresta."

Hai un'aspirazione particolare?

"Se potessi scegliere, diventerei uno di quei registi che riescono a unire lo svago alla tecnica: tra gli italiani mi viene in mente il Dario Argento dei bei tempi."

Un autore no?

"Dopo."

Al momento in cui scriviamo, Backstage sta ricevendo al Raglan FilmFestival di Formia una menzione speciale. Un ottimo augurio e un incentivo per Cannata perché mantenga ciò che già promette.